Perchè si ricorre alle medicine alternative?
di Mario Campli
Dobbiamo innanzitutto capire quali sono le aspettative della gente e cosa la medicina può fare per noi.
Nella nostra società superevoluta e consumistica, dove tutto ha il suo prezzo, anche la salute è un bene di consumo. Nessuno identifica il "sè" con il proprio corpo: questo non è che un oggetto del quale è possibile disporre come si preferisce, un meccanismo complicato che se non ci fossi "io" ad abitarlo sarebbe vuoto, e che deve funzionare sempre al meglio, deve fornire le massime prestazioni, deve eccellere in tutto. Viagra, carnitina e creatina, pasticche di extasy, saune e palestre non sono che differenti aspetti della stessa frenesia di efficienza e benessere che ci divora. È il "mio" corpo, non sono "io", e mi deve servire come mi serve la mia automobile o qualunque altro bene di mia proprietà, dal quale si pretendono comfort, prestazioni e tagliandi. E guai se le cose non vanno come si ritiene che debbano andare! La gente non è più disposta a rassegnarsi, e negli ospedali, oggi, è vietato morire, è vietato avere complicazioni: non sia mai che si verifichi un decesso, bisogna sempre appurare di chi sia la "colpa", perchè ci deve sempre essere un responsabile su cui rifarsi. Un tempo c'era molta maggiore dimestichezza con la morte, la malattia, il dolore: si trattava di esperienze comuni, usuali, realtà tangibili che toccavano da vicino, con le quali la gente conviveva abitualmente. Oggi la morte e la malattia sono dei tabù da rimuovere, una brutta favola da esorcizzare: tutti devono essere giovani, belli, efficienti. Ignoriamo, o fingiamo di ignorare, il dolore che ci circonda, ostentando una forzata indifferenza che ci permette di apprezzare allegramente il nostro pasto mentre il telegiornale ci propina immagini di guerra, violenza, fame. E quando morte e malattia ci colpiscono personalmente siamo del tutto impreparati ad affrontarle. Ma anche ogni piccolo fastidio diventa una grave difficoltà che ci impedisce di usufruire al meglio del nostro corpo: e siccome la salute è un bene di consumo, e nella nostra società l'efficienza è uno dei valori più importanti, si assiste ad una medicalizzazione dei problemi, che devono essere risolti con pasticche, diete, palestre, operazioni chirurgiche.
I medici vengono perciò caricati di una responsabilità molto elevata: il fallimento non è contemplato, malattie e dolore devono avere sempre un responsabile sul quale scaricare la "colpa" di quanto è accaduto. Alle soglie del terzo millennio, con una tecnologia che ci ha fatto conquistare lo spazio, con i mass-media che ci ammanniscono giornalmente dei miracoli che l'inarrestabile progresso della scienza rende possibili, ci si attende una medicina onnipotente, in grado di risolvere qualunque problema.
E allora via, alla ricerca della panacea che ci guarirà. Medici "scientifici" o stregoni non importa, in realtà non c'è nessuna differenza: la gente comune non comprende affatto cosa sia la scienza. La diffusa ignoranza di come funziona la ricerca scientifica, delle basi del metodo scientifico, dei limiti delle nostre conoscenze scientifiche, rendono possibile questo equivoco: alla gente sono presentati solo dei risultati, talvolta clamorosi, che, senza una spiegazione razionale, appaiono ottenuti come per magia. E allora qual'è il problema di rivolgersi all'omeopata o al guaritore, invece che al medico? Magia per magia, si ricorre a chiunque ci promette la soluzione. In effetti il grande fiorire delle pratiche alternative è caratteristico proprio delle società più evolute: le pseudomedicine sono figlie del benessere, e prosperano nei paesi ricchi, mentre paradossalmente proprio nei luoghi d'origine vengono neglette e trascurate a favore della efficace medicina scientifica occidentale.
Da una parte, dunque, c'è un pregiudizio che può essere corretto da una informazione non ambigua, da una reale comunicazione tra medico e paziente, perchè ciascuno riconosca le istanze dell'interlocutore. È solo con un dialogo aperto e franco che il medico oggi può riguadagnare la fiducia del paziente, per ricostituire un rapporto altrimenti incrinato. Non vogliamo indagare, qui, sulle responsabilità della rottura di questo rapporto: una formazione universitaria frettolosa e poco attenta alle relazioni umane, una organizzazione del lavoro che premia una efficienza fatta di numeri e prestazioni, non di qualità del rapporto, le difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro per il medico, spronato a cavalcare l'onda del consenso acritico...
Quello che è certo è che la responsabilità della ricucitura di questo rapporto grava solo sulle spalle del medico, che ha il compito di ricostruire una fiducia personale grazie alla capacità di mettersi in "sintonia" con i bisogni del paziente, portandolo a comprendere i passi necessari per la reintegrazione di un benessere correttamente inteso.
Il rapporto di fiducia, però, è reciproco, e il dialogo è possibile solo se l'interlocutore è disposto ad ascoltare le ragioni del medico. Una responsabilità grandissima ricade, perciò, su tutte quelle fonti di informazione che oggi riescono a condizionare pesantemente il pubblico, bombardandolo con una serie di notizie a volte contrastanti, a volte senza fondamento, ma che agli occhi della gente acquistano un aura di "verità" per il semplice fatto di essere state riferite dai media. È necessario perciò educare il pubblico alla critica, per evitare la supina accettazione di ogni informazione, da qualsiasi fonte provenga.
La Scienza ha insegnato che proprio grazie allo scetticismo e al controllo serrato delle ipotesi sulla realtà che ci circonda è stato possibile aprirsi a nuove idee, in un processo solo apparentemente tumultuoso nel quale ogni elemento di conoscenza conferma ed è confermato dagli altri, andandosi ad inserire, come il tassello di un grande puzzle, in un quadro ordinato e sempre più ampio che prende forza da ogni sua parte. La evoluzione delle conoscenze scientifiche è un fenomeno evidente e straordinario: di tutto lo scibile umano solo la Scienza ha dimostrato la capacità di rinnovarsi e mutare radicalmente come ha fatto nel corso degli ultimi tre secoli, rinnegando se stessa e le sue convinzioni per accettare il nuovo. Eppure l'accusa che si sente muovere alla Scienza è di essere dogmatica ed arrogante! Nulla di più lontano dalla realtà, ove sono le dottrine di millenaria sapienza, cristallizzate in sistemi di conoscenza antiquati e superati, a dimostrare una totale chiusura al rinnovamento.
Grazie al metodo scientifico possediamo delle conoscenze sul mondo che ogni uomo può agevolmente condividere: niente misteri esoterici, nessuna sapienza riservata a pochi privilegiati iniziati. E questa conoscenza diventa la chiave della nostra libertà, perchè permette una scelta consapevole e informata.
La conoscenza scientifica ci permette di comprendere il mondo, e di fare previsioni straordinariamente accurate dei fenomeni: ma anche la grande efficacia della Scienza corre il rischio di essere mitizzata, se ci si rifiuta di considerare i suoi limiti. In un'epoca nella quale molti sono alla ricerca della Illuminazione definitiva, la Scienza può offrirci solo verità incomplete e perfettibili in un processo di critica continua che non si arresta neanche di fronte alle più grandi e comprensive teorie, che non accetta alcun principio di autorità: la verità scientifica, che non è una verità con la "V" maiuscola, finisce sempre per prevalere, in un processo di vera democrazia degli intelletti nella quale ciò che conta sono le buone idee e il loro riscontro con i fatti, e non l'importanza di chi le propone. È proprio il controllo, il riscontro con i fatti, che ci permette di accettare le "verità perfettibili" della Scienza: non si nega la possibilità di un ulteriore affinamento delle conoscenze, ma questo nemmeno significa che le conoscenze scientifiche siano "dubbie" e perciò fallaci. Non si nega qui l'importanza per il singolo della sua esperienza soggettiva: ma questa non può essere condivisa, non può formare oggetto di indagine scientifica. Se si pretende di studiare fenomeni del mondo reale, come anche le malattie sono, accessibili ai nostri sensi e alle loro estensioni tecnologiche, è il metodo scientifico l'unico approccio che ci garantisce una conoscenza efficace. Molte pratiche alternative negano la necessità di un riscontro fattuale, e pretendono l'accettazione "per fede" di nozioni totalmente in contrasto con l'intero edificio della conoscenza scientifica: ma il pio desiderio di un nuovo rapporto con se stessi e con il mondo che ci circonda non può essere l'avallo a pratiche terapeutiche "dolci" prive di efficacia oggettiva e verificabile. Deve essere perciò proprio il progresso delle nostre conoscenze a guidare i nostri passi verso un futuro, e una medicina, sempre più consapevole e matura.
Mario Campli
Medico Chirurgo
Specialista in Chirurgia d'Urgenza e Pronto
Soccorso